Camminare in Basilicata-Itinerari tra Borghi e Natura. Tappa 12

Statistics

4 - 5

hrs

343

m

279

m

3

max°

Difficulty

FATMAP difficulty grade

Moderate

Description

Ci ritroviamo nel “cuore” del centro artistico-storico di Venosa, con una sosta nel magnifico castello aragonese che imponente domina il borgo della città oraziana, ospitando al suo interno il museo archeologico nazionale, “custode” della documentazione di età romana, tardo antica e alto medioevale della città e del suo territorio.

Fermatevi qui per un attimo ad ammirare le bellezze e le meraviglie dell’antico castello e l’eleganza della sua piazza.

Venosa, patria del poeta latino Quinto Orazio Flacco e del virtuoso madrigalista del ´500 Carlo Gesualdo, è una cittadina incantevole che a ogni passo decalca l’antico sistema viario della città romana, con due vie di attraversamento nell’attuale Corso Vittorio Emanuele e Corso Garibaldi, e con una serie di strade minori.

Segnaliamo per una deviazione il sito delle catacombe ebraiche, appena fuori il contesto urbano, scavate nel tufo e ricche di graffiti, epigrafi, incisioni e affreschi.

Da piazza Umberto I, a destra del castello, l’itinerario prosegue lungo le vie del centro storico tra ciottoli, dimori signorili e il verde del paesaggio.

“Assaporando” la storia del borgo lucano e percorrendo via Fornaci ci si ritrova lungo il tratto di via Giordano Bruno.

Da qui, se non l’avete mai visitata, è d’obbligo una deviazione alla Cattedrale di Sant’Andrea, affiancata da un campanile di ben 42 metri, strutturato in due ordini.

L’itinerario prosegue ritornando su via Giordano Bruno e prendendo un sentiero che a sinistra conduce alla Sp EX SS168 che si innesta sul SI Tappa R11B.

Il cammino lungo strada provinciale permette di adagiare lo sguardo sui meravigliosi panorami dell’area del Vulture-Melfese, probabilmente le più suggestive dell’intero territorio lucano.

Un paesaggio caratterizzato da vasti appezzamenti di terreni coltivati a cereali e dal verde dell’intensa natura circostante.

Si continua a camminare per circa 5 chilometri per raggiungere un incrocio e girare a destra per un piccolo sentiero in direzione di Palazzo San Gervasio.

Il cammino unisce Venosa a quest’altra cittadina federiciana, coprendo una distanza di circa 15 chilometri, percorribili in più o meno 8 ore.

L’incredibile itinerario racconta l’attraversare del tempo, oggi ancora vivo nell’animo della gente che vive e lavora in sintonia col paesaggio circostante.

Tutto ciò fa sembrare quasi come se il tempo non fosse mai trascorso.

Passeggiando in un ambiente sospeso, decantato tra le straordinarie bellezze paesaggistiche, si attraversano i filari che producono un’uva tipica della zona, e tanti uliveti.

Uno scenario dell’entroterra che fin dal passato ha testimoniato lungo tutto il suo percorso la ruralità, la cultura locale e contadina del luogo che invita il viandante a riscoprire le radici del popolo lucano.

Quindi, entriamo nel tratto più bello del nostro itinerario.

Il paesaggio è quello tipico della campagna, punteggiato da olivi e vigneti ai quali si alternano piccoli tratti di natura rigogliosa e profumi della macchia.

Lungo il percorso si incontrano alcune pregevoli masserie, cornice dell’ospitalità e della cordialità profusa da quei pochi residenti che qui ancora resistono nel connubio con la terra madre.

Dopo circa 3 chilometri si giunge ad un crocevia, dove si interseca la strada dei Mulini che offre degli scorci panoramici particolarmente intensi, dall’alba fino al tramonto.

Per qualche chilometro si raggiunge via Giovanni Palatucci, incrociando poi via Roma e Guglielmo Marconi, fino ad arrivare presso l’incantevole Palazzo D’Errico che ospita la celebre e omonima pinacoteca, dedicata a Camillo d’Errico, raffinato mecenate lucano e appassionato collezionista.

Un vero e proprio scrigno di raccolte letterarie e artistiche, tra le più preziose nel sud Italia.

Qui si conclude la nostra tappa.

Visitando a Palazzo San Gervasio non può mancare una sosta all’ antico castello maniero, noto anche come Palazzo Marchesa, utilizzato da Federico II per allevare cavalli.

In cima, lo sguardo si perde nel panorama della murgia pugliese.

Quella di oggi è stata una tappa semplicemente meravigliosa, tra storia, archeologia e un paesaggio difficile da dimenticare.