Camminare in Basilicata-Itinerari tra Borghi e Natura. Tappa 19

Statistics

6 - 7

hrs

804

m

1,438

m

14

max°

Difficulty

FATMAP difficulty grade

Severe

Description

Quella che andremo ad affrontare è una delle tappe più belle del nostro cammino, dove l’immersione nella natura è totale, simbiotica.

Attraverseremo il Parco Nazionale del Pollino, ammireremo le sue vette e godremo di tutta la sua potenza naturalistica.

Una potenza che è anche cura, beneficio: quando i colonizzatori greci arrivarono in questo sito, non a caso lo chiamarono Apollineus, monte di Apollo, il Dio della medicina.

Fissiamo la sveglia all’alba per non perdere un solo tassello di questo mosaico di divina bellezza che si stende innanzi ai nostri occhi, dalla Madonna del Pollino.

Guardando ad est (verso lo Ionio) o a ovest (verso il Tirreno), sfumature di rosa contornano la nostra vista, restiamo attoniti e immersi in questa grazia che ha echi trascendentali.

Non ci sono molte parole per descriverla, ogni epiteto in più risulterebbe pleonastico, retorico.

Bisogna usare lo sguardo, più che la voce.

Ripartiamo dal santuario e dopo il rifugio prendiamo il SI 931 che percorriamo fino a Piano di Jannacce.

Questi raccoglie tutte le acque che scendono da Serra di Crispo, dove un tempo i fedeli si accampavano prima dell’ultimo tratto che li separava dalla Madonna.

Qui, il sentiero prosegue verso sud e passa dal Giardino degli Dei.

Noi, invece, lasciamo il SI e ci immettiamo sulla sinistra, imboccando un cammino che ci porterà verso Timpa del Ladro.

Man mano che si procede, appaiono come un ventaglio le maestose vette del Pollino, le più alte del meridione d’Italia: Serra di Crispo (2054 m), Serra delle Ciavole (2130 m), Serra del Prete (2180 m), Monte Pollino (2248) e Serra Dolcedorme (2267 m).

Inutile sottolineare come ognuna di queste creste andrebbe risalita con un’escursione ad hoc che richiederebbe altri giorni di sosta.

In questo luogo di amore platonico verso Madre Natura, posto a cavallo tra la Basilicata e laì Calabria, nell’area protetta più grande d’Italia (1925 Kmq!), l’addentrarsi sulle cime regalerebbe incontri ravvicinati con poderosi cavalli selvaggi e bovini al pascolo; ci farebbe godere dei profumi intensi di ginepri, mirti, aceri e ginestre; ma soprattutto ci permetterebbe di conoscere i maestosi Pini Loricati, simbolo del Parco e veri e propri monumenti secolari.

Attraversiamo un fitto bosco di faggi nel canale di San Francesco percorrendo quella che è conosciuta come la via dei Briganti (che ripercorre le orme della banda di Antonio Franco), fino ad arrivare ad Acqua Tremula.

Da qui, imbecchiamo in direzione sud una strada forestale che attraversa il bosco di Cugno dell’Acero e arriva fino al Lago della Duglia dove sostiamo per qualche minuto.

Il luogo è veramente incantevole! Ripartiamo su un sentiero che va verso est, passiamo davanti al Rifugio Segheria e proseguiamo verso Toppo Vuturo (1671 m), dove inizia ad apparire maestoso e solitario il Monte la Falconara.

Una volta raggiunto il sito, alzando lo sguardo (e con un po’ di fortuna) non sarà difficile scorgere un nibbio reale che volteggia in questo cielo terso.

Questo monte appare proprio come un «colossale dente roccioso che emerge da una molle gengiva d’argilla, la Falconara si presenta da sud con una caratteristica forma a piramide» (Giorgio Braschi).

Siamo molto stanchi, ma il più è fatto (anche se mancano altri 10 km!).

Aggiriamo il monte (dalla destra) e lasciamo il sentiero, avviandoci a valle tra un campo coltivato e l’altro.

Proseguiamo su una strada sterrata per circa due chilometri, poi sulla destra imbocchiamo un sentiero e un nuovo bosco, e poi ancora sterrato a cui segue dell’asfalto in una costante e ripida discesa fino al Sarmento, uno dei maggiori affluenti del Sinni.

Ora è veramente fatta e, una volta attraversato il fiume, solamente due chilometri ci separano da Terranova di Pollino, dove tra una leccornia tipica e una degustazione di vino locale rifocilliamo i nostri sforzi, ammirando stanchi e felici questa nuova valle che si apre davanti a noi: la Val Sarmento, lembo orientale del Pollino.